I Serafini di S.Marco e di Haghia Sophia Approfondimento

Spunti per l'approfondimento sul tema dei "Serafini" rappresentati nelle Basiliche di Haghia Sophia di Istambul e S.Marco di Venezia. Cenni su Gentile da Fabriano ed Antonio di Giovanni in relazione allo stesso soggetto.Solo una piccola scelta nei confronti di un argomento ricchissimo e trattato da molteplici fonti e punti di vista.

2.I Serafini di S.Marco e di Haghia Sophia 
Approfondimento




Per approfondire l'argomento Haghia Sophia:

Haghia Sophia Virtual Tour
Haghia Sophia - Wikipedia
Virtual Hagia Sophia: Restitution, Visualization and Virtual Life Simulation.pdf
PHOTOGRAMMETRIC RECORD OF A WORLD CULTURAL HERITAGE.pdf
SACRED SPACE: THE CHURCH OF HAGIA SOPHIA IN ISTANBUL.pdf
già da me pubblicato in Lezioni di storia dell'arte bizantina dall'Ohio
Byzantium Revisited: The Mosaics of Hagia Sophia in the Twentieth.pdf 

Per approfondire l'argomento Serafino:

Wikipedia/SerafinoNel cristianesimo medievale il Serafino è una delle nature angeliche, o spiriti celesti. Normalmente in gruppo, i Serafini si situano nella prima gerarchia angelica e in quanto tali sono nominati da Dante nel Canto XXVIII (v. 99) del Paradiso: vengono appellati "fuochi pii" perché il nome deriva da un termine ebraico che significa "ardente".
Nel Libro di Isaia (6:1-3) si fa cenno alla visione del profeta Isaia di un serafino:
Vidi il Signore seduto su di un trono, ed il suo seguito riempiva l'Hekhal. Sotto di lui stavano i serafini, ognuno con sei ali, e due di queste ricoprivano il loro viso e due i loro piedi, mentre con le ultime due volavano.
Nella visione del profeta l'urlo dei serafini pronunciava di continuo Santo, Santo, Santo è il Signore degli eserciti: tutta la terra è piena della Sua gloria. Questa è la sola occasione nella quale occorre il termine seraphim nella Bibbia ebraica. Uno di loro era il famoso Leviatano.

Angeli, Cherubini e SerafiniDei serafini si parla chiaramente nella visione profetica descritta nel Libro di Isaia (6,2).
Il termine ebraico usato in quel contesto come sostantivo è di per sé un aggettivo il cui significato è "ardente" (da saràph, "bruciare"). Descrive i guardiani celesti della corte del Signore, che sono al Suo servizio e devono persino coprirsi la faccia davanti a Lui in segno di profondo rispetto e adorazione.
Di essi si dice che ognuno aveva sei ali: "con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava". Da notare che "piedi" è qui un eufemismo per indicare le parti sessuali (cf. Es 4,25).

Il Simbolo Serafino, emblema della sapienza, è stato adottato dalle Università di Pisa e Roma-La Sapienza e  l'immagine del re Salomone, col libro della sapienza e lo scettro gigliato, affiancato dalla testa di Serafino con sei ali e il giglio di Firenze è prerogativa dell'Ateneo Fiorentino.
Il Serafino dell'emblema de La Sapienza di Roma è sormontato da una fiammella.Anche lì è dunque ben rappresentata l'idea della conoscenza della Verità nei termini di una forza purificatrice come il fuoco, e di una proprietà illuminante che non si vela e non si estingue. Proprio quello che il Serafino ("ardente") indica nella tradizione cristiana circa la piena e perfetta conoscenza di Dio.


Del resto, in alcune artistiche raffigurazioni si trovano varianti ancora più sbalorditive, come nel caso del Serafino dipinto da Gentile da Fabriano.Come si può ben vedere ci sono addirittura 10 ali!

Treccani.it/Gentile da FabrianoL'Angelo annunciante presenta una particolare iconografia, essendo stato rappresentato sotto forma di serafino con sei ali secondo una tipologia diffusa in area anglo-tedesca e prontamente ripresa da Pellegrino di Giovanni in un S. Michele Arcangelo (Boston, Museum of fine arts: De Marchi, 1992, p. 125) fino a non troppo tempo fa attribuito allo stesso Gentile. (Micheletti).




Per approfondire l'argomento S.Marco:

La cupoletta della Genesi: Le scene rappresentate derivano da un codice miniato del V o VI secolo, la Bibbia Cotton, che è stato quasi completamente distrutto da un incendio nel 1731. In origine la Bibbia aveva 165 fogli di pergamena e oltre 300 miniature, ma dall'incendio si sono salvati solo 150 frammenti, di piccole dimensioni e rovinati dal fuoco (Londra, British Museum). Per la conoscenza di questo codice, perciò, ci si deve basare su due acquarelli di alcune miniature, eseguiti prima dell'incendio e conservati alla Bibliothèque Nationale di Parigi, e sui mosaici marciani, che riproducono fedelmente le scene miniate perdute.

Basilica Di SanMarco/Mosaici: L'esecuzione di questo ciclo di mosaici ha inizio nei primi decenni del XIII secolo, forse nel 1230, e termina nel 1275. Questa serie si ispira quasi alla lettera alle miniature della "Bibbia Cotton", forse del V secolo, di cui esistono alcuni frammenti al British Museum: è un testo biblico di ambiente egiziano (o più precisamente alessandrino) tardo-antico.
Tanto nell'atrio quanto all'interno della Basilica, ma qui con maggiore evidenza, il manto musivo può venir letto anche lungo itinerari verticali dall'alto in basso. Di norma, la parte superiore è occupata da episodi del Nuovo Testamento; quella mediana da figure isolate di profeti in funzione interpretativa dei primi, secondo le leggi usuali della critica medievale, che ravvisano nel Nuovo Testamento la verifica dell'annuncio proclamato nell'Antico Testamento dai profeti, dalla loro vita o dalle loro parole.
Il registro inferiore della fascia concerne i santi del pantheon locale, indigeni e patroni, secondo l'uso bizantino, a questi si aggiungono i santi esteri con i quali vigono vincoli di pietà o onorati in paesi con cui la Repubblica intrattiene rapporti commerciali.

Museo Cattedrale Girona Tappeto Creazione: La Cattedrale, al suo interno e proprio nella ex sala capitolare, ospita un museo contenente molte testimonianze di questa storia, compreso, l'unico ed ineguagliabile Tapís de la Creació, però Pere de Palol che commentava la visita di Carlo V avvenuta nel 1538 a Girona, disse che l'imperatore tornando a rivedere il bellissimo arazzo, lo chiamò il tappeto di Carlo Magno proprio come altri oggetti che sono conservati nella cattedrale, la sedia, la statua di San Carlo Magno e la torre a questi dedicata, anche se in seguito nessuno, tornò a chiamarlo in questo modo ( http://goo.gl/EkgcL).


A tale proposito va fatto notare che nonostante il Tappeto della Creazione sia databile tra il XI ed il XII secolo, i disegni su esso riportati sono antichissimi e vengono descritti in un Bibbia parzialmente scomparsa risalente al V secolo. La descrizione delle scene relative alla Genesi trovano in diverse rappresentazioni che probabilmente erano descritte da un codice miniato del V secolo, la Bibbia Cotton, distrutta parzialmente nel XVIII secolo i cui resti si possono incontrare al British Museum. Per il resto, l'autore del Tapiz, doveva avere molti riferimenti iconografici che gli hanno permesso di descrivere in misura più ampia gli eventi . http://www.pedresdegirona.com/Imatges/esquema_tapis.jpg
Monuments i edificis de Girona. La Catedral. El Taís de la Creació

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