Di Vinegia a Spilimbergo
Pietro Bembo ricambia con una pezza di rensa da sensa
Pietro Bembo ritratto da Cranach il Giovane
1532 - 1537
Bembo ritratto da Tiziano (ca. 1539-1540)
Washington, National Gallery of Art
La lettera ci dice che a giugno 1538 il padre di Giulia era ancora a Venezia, e quindi che Irene non era ancora nata, altrimenti il Bembo ne avrebbe fatto cenno, ma che il parto doveva essere imminente, viste le raccomandazioni del Bembo a tener da conto la sua salute ( da parte di un prelato non sarebbe stato rispettoso parlare direttamente di gravidanze e parti ), visto anche il tipo di regalo, una pezza di tela finissima per corredini e pannolini, come ho appurato in seguito.
Infatti il nonno da Ponte prende nota nel suo diario della nascita di Irene il giorno 17 ottobre 1538.
La pezza di tela di rensa doveva essere di tessuto pregiato come quella del "palio" che costituiva il premio del vincitore del Palio di Siena, cui ha dato il nome; ho trovato un testo in cui quattro tovaglie di renso nonchè un sugatore di renso compaiono nell'elenco dotale di una principessa, e siccome esiste una lunga tradizione sia di tovaglie che di asciugamani di lino, ho pensato che il renso potesse essere un lino pregiato; ma ovviamente non è un dato oggettivo. Ci viene in aiuto la pittura.
Ritratto del Doge "G.Mocenigo" (GentileBellini)
Venezia Museo Correr 1478
Come vestiva il Doge di Venezia?
Gli abiti del doge si ispiravano al gusto bizantino. Il particolare più noto è il tradizionale berretto che si chiamava "corno" per la sua caratteristica forma a punta. All'inizio però era morbido e ricordava alcuni berretti del vicino oriente. In seguito, intorno al '200, è diventato più rigido e ha preso la forma a cono, che conosciamo, assumendo anche il valore di corona. Il doge, infatti, veniva incoronato con la "zogia", un corno ricoperto di pietre preziose, mentre per uso normale portava un corno di broccato d'oro, di damasco, di velluto o di panno scarlatto. Sotto il corno indossava una cuffietta di un tessuto finissimo, di nome "rensa" che gli copriva anche le orecchie. Fonte
Il Vocabolario Regionale Veneziano-Italiano mi conferma che si tratta di una stoffa di lino finissimo, chiamata rensa da Reims, da cui proveniva la stoffa di migliore qualità, come la tela jeans da Genova. Probabilmente era simile a quella che noi chiamiamo "pelle d'uovo", che veniva, per esempio, usata per i corredini dei neonati , per i camicini da mettere sulla pelle e soprattutto per i panni lini ( panno di lino, pannolino). Se ne facevano infatti bavaglini, sempre per neonati, e camiciuole o casache da donna di Parto, Anche gli arredi sacri delle chiese venivano ricoperti con drappi della rensa più fine. Invece nel campo della pittura il lino veniva lasciato allo stato grezzo per consentire una migliore aderenza del pigmento alla superficie pittorica, anche se il Vasari riferisce di aver visto Leonardo dipingere su del sottilissimo panno di rensa.
The return of the Bucintoro after the ceremony of the Doge marrying the sea.
Giacomo Franco - Habiti
La rensa da sensa è decisamente più difficile da spiegare, senonchè mi viene in mente che la sensa potrebbe essere La Sensa, cioè l'Ascensione, ovvero Lo Sposalizio di Venezia col Mare che si celebra da circa mille anni in maggio, e meno male che il Bembo aveva abbandonato il venexiano per il toscano, ma evidentemente siamo proprio nel campo del lessico familiare. Qui la storia della celebrazione. Ma qual è il senso vero dell'espressione? probabilmente esalta la qualità della stoffa, degna di essere usata del Doge stesso per la Sensa o cela un augurio di vivere una vita serena e pacifica, visto che gli stendardi bianchi del Bucintoro significavano pace.
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