2/01/2012

Pietro Bembo ringrazia per la botte del vino 1538

Da Delle lettere di Messer Pietro Bembo ...una lettera metà amichevole e metà di cortesia ad Adriano di Spilimbergo da parte di Pietro Bembo, di Vinegia a Spilimbergo, datata 25 giugno 1538. Meno di un anno dopo, il 24 marzo 1539, Pietro Bembo fu ordinato cardinale, vedi Carteggio Ferrero.  Il 12 settembre 1541 moriva Adriano di Spilimbergo. Leggi online l' ebook Lettere di M.Pietro Bembo.

Di Vinegia a Spilimbergo 
Pietro Bembo ringrazia per la botte del vino

Erano ancora sposini nel 1538 i genitori della futura Irene da Spilimbergo, Giulia da Ponte ed il Conte Adriano. Monsignor Pietro Bembo li conosceva bene, li chiama Comare e Compare in questa lettera niente affatto di circostanza, bensì amichevole, quasi familiare. Del resto solo tra amici ci si può permettere una garbata presa in giro come questo buttar lì da parte del Bembo all'Adriano che sua moglie era "un po' avaretta"!


Di Vinegia a Spilimbergo:Lettera di Pietro Bembo ad Adriano da Spilimbergo 25 giugno 1538
la lettera resa leggibile




A M.Adriano da Spilimbergo. A Spilimbergo.Ebbi già più mesi la botte del vino , che mi mandaste,il quale è stato molto buono. Non v' ho prima risposto aspettandovi di giorno in giorno per rispondervi a bocca.Il qual mio aspettare poi che è stato in vano , e voi pure non venite, alla fine ho preso questa penna in mano per parlare e ragionar con voi, prima che io mi parta di queste contrade, dove ora credo soprastar pochi giorni. Io volea il vino nella guisa , che ebbe da voi quello, del qual mi ragionaste, il Serenissimo Prencipe, dico comperandolo , solo estimando averlo per vostra mano buono, e non in dono dalla Signora mia Comare, da cui parte me l'avete mandato .È ricordevole che buon costume è delle Donne lo essere più tosto avarette, che liberali, perciò che debbono essere conservatrici della roba del marito, la qual roba non si conserva donandola . Ma poichè Sua Signoria ha pure così voluto , io le rendo di ciò infinite grazie . E se a quello ufficio fare son tardo , perdonimi ella questa negligenza, che più tosto è proceduta da sicurtà che io ho spresa, che da altro.Se io potessi Vederla insieme con voi per fare la via d'una giornata, certo sarei venuto a Spilimbergo a questo fine. Ma tanta strada non m'è bastato l'animò di fare a questi così gran caldi. Mandole con questa lettera una pezza di tela di renso per sensa, la qual farò dare a casa a vostro suocero, e priegola a star sana , ed a tenervi lieto e contento, ed a godere insieme con voi la sua così bella e così leggiadra giovanezza . Io v'abbraccio fin di qua, Sign. Compare mio carissimo ed onoratissimo . A'25.di Giugno 1538. Di Vinegia.



Una bella fama si era lasciata dietro a Venezia Comare Giulia, grazie al padre che pare non fosse ricco di nascita, ma che si fosse arricchito con le banche e col commercio lungo le coste del Mediterraneo. Se li era sudati gli scudi, Zuan Paulo Da Ponte, per questo segnava meticolosamete tutte le uscite in un libro mastro, chiamato "Manoscritto Da Ponte", di cui una parte consistente è giunta fino a noi, in cui segnava tra le spese anche il "bevarazo" che offriva agli artigiani che gli facevano lavori in casa.

Voleva mettersi sullo stesso piano dei nobili, facendo fare il ritratto a tutta la famiglia, e da Tiziano Vecellio, come Pietro Bembo, mica da uno qualunque, voleva fare ostentazione di ricchezza, con una quantità industriale del costosissimo blumarin, quello fatto coi lapislazzuli, per il ritratto della figlia, finendo poi per fare la figura del pitocco risparmiando sul ritratto della moglie, per il quale aveva ripiegato su un pittore minore.




L'originale dalla terza edizione curata da Francesco Sansovino.


Avendo sposato un conte, anche se di campagna, Giulia ha voluto fare un gesto da signora; magari, ancora a Venezia, avrà avuto occasione di sentire il Bembo apprezzare il vino delle Grave di Spilimbergo, e gliene ha mandata una botte per ingraziarselo, per cominciare a tessere una rete di amicizie importanti, come poi farà con la famosa corrispondenza intellettual-letteraria con il Gradenigo?

Il Bembo l'ha capito benissimo, ma intendeva mantenere un pochino le distanze, per cui ha aspettato un bel po' prima di spedire una lettera di ringraziamento, ha aspettato che facesse caldo , per avere un'ottima scusa per rifiutare l'invito a recarsi in visita, infine, colpo di coda da signore, un regalo per la sposa, un regalo per la mamma in attesa, una pezza di finissima tela di rensa. Con un tocco di poetica galanteria da par suo, lodando la sua così bella e così leggiadra giovanezza ......

Questa è stata la prima impressione. Una seconda possibile chiave di lettura è decisamente diversa, dopo aver appreso, dalla lettura di altre successive lettere, che l'imminente Cardinale era di mente molto più inquieta di quanto la sua immagine ufficiale desse a vedere, in quanto coltivava relazioni con fuoriusciti fiorentini come Donato Giannotti, con intellettuali fuori dal coro come Trifone Gabriel , suo vicino di casa nel Padovano - Villa Tergolino si trovava accanto alla Villa Gozza del Bembo -e dulcis in fundo, proprio tramite Trifone lo si può relazionare anche con Bernardino Partenio, che proprio nel 1538 riceve da Adriano l'incarico di dirigere l'Accademia Parteniana a Spilimbergo.

Ed eccolo scrivere questa affettuosa letterina a due giovani sposi di campagna, molto presi l'uno dell'altra e dallla loro famigliola, con una lei massaia accorta tutta dedita alla preparazione del corredino, ed un lui focoso innamorato e provetto vignaiuolo. Pochissimo tempo dopo Pietro Bembo dà alle stampe un libro di Lettere  a Prencipi, Signori , famigliari amici accludendovi pure questa , decisamente anomala rispetto alle altre per la sua brevità e semplicità. Forse per dar loro una mano, per diffondere nel mondo intorno un'immagine rassicurante di questa coppia che si stava muovendo su un sentiero pericoloso.

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