Irene da Spilimbergo secondo Ippolito Nievo

Le palpitava di bellezza un canto........questa la chiave di lettura della persona e della sensibilità artistica dell'Irene da Spilimbergo secondo Ippolito Nievo,
giornalista e  letterato  ottocentesco, morto a trent'anni (1831 - 1861), in un testo poetico che costituisce un'ulteriore conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, del mito romantico di questo personaggio, soprattutto un testo sincero , che offre numerosi spunti d'interesse.

Le palpitava di bellezza un canto.....
Irene da Spilimbergo secondo Ippolito Nievo



Ho volutamente inserito il testo in una cornice molto elementare, più medioevale che rinascimentale, proprio per prendere le distanze il più possibile dal petrarchismo della famosa Raccolta di Rime dell'Atanagi in Morte di Irene del 1561, promossa da Giorgio Gradenigo, su cui torneremo.


Il giovanile capo biondo allude a Erano i capei d'oro a l'aura sparsi,  il ricordo del Petrarca è presente, ma soprattutto c'è il romanticismo leopardiano; è tutta pervasa di tristezza e malinconia e basata sul ricordo, i verbi sono all'imperfetto  come ne La Sera di Giacomo Leopardi . In genere il sentimento del ricordo è legato  alla sera che è un momento magico da sempre, Omero, Virgilio, anche Dante ne hanno parlato: l'ora che volge al desio e a naviganti intenerisce il core...


Il giocondo trittico di raggiante primavera, il giovanile capo biondo... si apre con un quadro di gioia, di felicità, ma questo quadro solare subito trova il suo opposto ne il moribondo sole di maggio, nel tramonto che è quieto ma è sempre un tramonto ; c'è tutta la voglia di vivere di una ragazza che si apre alla vita e fissa sulla tela questi momenti di gioia, che però preannunciano la fine in un tramonto..


Depose il pennello, ecco l'impossibilità del fare, un po' come il male di vivere di Leopardi. Il desiderio di realizzare sulla tela lo spettacolo della natura e l'impossibilità di farlo rimandano al Petrarca e al suo desiderio di essere diverso senza riuscirci a causa della sua accidia, del suo  volere e disvolere a causa della volontà malata . Certo non si può pensare ad una Irene accidiosa allora depose il pennello rimanda a una leopardianamente pessimistica concezione della vita , rimanda a sentimenti di morte e distruzione : Irene, trasfigurata dal Nievo,  pur contemplando la vita è predestinata alla morte.


 "Canti del Friuli" di Ippolito Nievo, Ed. Domenico Del Bianco, Udine 1912Il testo è liberamente disponibile in Internet Archive ed in WikSource  grazie ad Alex Brollo.  Belli i capilettera e gli elementi grafici delle pagine di questa edizione. Una nota a parte sui versi di Giovanni Pascoli introduttivi alla raccolta, certo ad opera dell'editore e non dell'autore, per evidenti ragioni anagrafiche:
Ch'egli è pur, credo, il singolar conforto / un capodaglio per chi l'ha piantato!
Giovanni Pascoli Poemi italici [1911].

Alcuni Links:

Nievo 1831/1861  Pascoli 1855/1912  Carducci 1835/1907

http://it.wikipedia.org/wiki/Ippolito_Nievo
http://www.liberliber.it/libri/n/nievo/index.php
Museo letterario Ippolito Nievo di Fratta, a Fossalta di Portogruaro, Venezia:
"Dedicato allo scrittore Ippolito Nievo (1831-1861), che ambientò in queste terre il suo celebre romanzo e che partecipò alla spedizione dei Mille, il museo, inaugurato nel 1984, conserva un migliaio tra volumi e materiali cartacei, fra cui le numerose edizioni dei romanzi di Nievo (quelle delle Confessioni di un italiano), ritagli di giornali e riviste, una copia con autografo del Caffè."

Giovanni Pascoli Poemi italici [1911]
Ch'egli è pur, credo, il singolar conforto
un capodaglio per chi l'ha piantato!
http://www.crodensefulvia.com/biblioteca/italiana/


Giosuè Carducci Rime e Ritmi (1889-1898), formata da 29 poesie
Su le dentate scintillanti vette salta il camoscio, tuona la valanga
http://it.wikisource.org/wiki/Rime_e_ritmi/Piemonte
http://www.archive.org/details/poesiedigiosuca04cardgoog


Le confessioni d'un italiano, il suo maggior romanzo, scritto tra il 1857 e il '58.
Riguardo alla questione contadina lo scrittore si pose sempre al di fuori delle logiche paternalistiche (di derivazione manzoniana) tipicamente borghesi e mise invece l'accento sulle cause storico-politiche (l'oppressione straniera, l'assolutismo oligarchico, la dominazione ideologica della Chiesa) e sulle questioni economico-sociali. 




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