Gustoso saggio ottocentesco che racconta due episodi della storia di Spilimbergo citando le fonti dell'epoca che ne parlano, l'arrivo di Carlo V il 25 ottobre 1532
e la visita di Bona Sforza regina di Polonia in viaggio verso Bari nel 1556.
Autore Pompeo Molmenti, opera di pubblico dominio, Ebook-Reader online.
1. Carlo V
Nell'ottobre del 1532, quando il conte Adriano, il padre di Irene, giovane ancora, dedicava il vivido ingegno alle lettere e facea rappresentare le sue traduzioni di Plauto, Carlo V, alla testa del SUO esercito, passava, col beneplacito della veneta Signoria, pel Friuli e s'arrestava a Spilimbergo. L'Imperatore, dopo avere, colla pacificazione di Norimberga, quotati i dissidi religiosi e unita tutta la confederazione germanica per ributtar le minacce di Solimano, scendeva in Italia con quarantamila uomini per rafforzare maggiormente il suo protettorato politico sulla penisola.
Un' ampia e curiosa descrizione del passaggio dell' esercito imperiale e dello storico arrivo di Carlo V a Spilimbergo, si trova in un diario (1499-1540) del conte Roberto di Spilimbergo, fratello di Adriano. Pubbl. a Udine nel 1884 dal dott V. Joppi.
L' imperatore giunse a Spilimbergo il 25 ottobre e alloggiò presso il conte Odoardo. Dai fratelli Adriano e Roberto fu ospitato il duca Antonio di Leyva, il prode guerriero di Pavia, che era tormentato dalla gotta e dovea farsi portare. Carlo V dormì tre notti a Spilimbergo. Gli piacevano i luoghi e forse — chi sa? —con l'animo non turbato ancora dalie melanconie mistiche, non gli saranno neppur spiaciute le fresche, opulente e leggiadre fanciulle, di cui è fertile il suolo del Friuli. Ascoltò alla domenica nella chiesa del paese la messa, sotto un baldacchino di damasco cremisi, e finita la messa creò cavalieri, toccandoli colla spada sulle guance e sulle spalle, Gian Enrico, Muzio e Bartolomeo di Spilimbergo.
Bartolomeo, bambino di sei mesi, avea una lunga veste di raso cremisino, ornata di panno d'oro e un vezzo d'oro al collo del valore di cinquanta ducati. Fu presentato all'Imperatore dallo zio Adriano, che lo teneva sulle braccia, ma durante la cerimonia il bambino si mise a strillare, e per acquetarlo fu chiamata la nutrice, la qual era grande e bella et li dette la tetta. » Uscendo di chiesa, l' Imperatore incontrò nuovamente la balia col poppante, e sorridendo richiese: — È questo il cavaliere che piangea? — Messer sì — rispose la nutrice.
Non è curioso seguire il potente monarca tra questa semplicità di vita e di costumi? Ma anche tra i semplici costumi il titolo di cavaliere era ambito, e Carlo, che non si facea pregare per concederlo, creò cavalieri otto giovanetti dei nobili Spilimbergo, tra i quali, nota il cronista Roberto, « il più piccolo non havea scarpe in pie che portava zoccoli de sua sorella cum le calze bianche e fruste e sporche, che fu gran dir per il Friul che si dicea i cavalieri de li tacconi (toppe). » E conclude con una osservazione, che sembra proprio dei nostri giorni:
E li altri cavalieri rimasino cum poca riputation per esserne in tanta copia. »
Il conte Roberto, dopo aver notato nel suo Diario gli avvenimenti a cui avea assistito, finisce con alcune massime, che mi par curioso di riferire:
" Quando è abondantia, senza pensar altro compra e dico de biave, quando è bon pretio vendi; experto crede mihi Ruberto. ».
2. Bona di Polonia
Come i tempi eran mutati! Un giorno del 1556, il castello di Spilimbergo risonava di festose grida e tutto intorno sventolavano serici gonfaloni, lampeggiavano armi, scintillavano gioielli svolazzavano cappe, tentennavano fiocchi, ondeggiavano piume. Bona Sforza, figlia del duca Gian Galeazzo, dopo la morte del marito Sigismondo I, re di Polonia, non potendo vivere in armonia col figliuolo e andando a fissar dimora nel suo ducato di Bari, passava pel Friuli e si fermava al castello di Spilimbergo, ove fu accolta splendidamente dalla contessa Giulia, vedova del conte Adriano, e dalle due figlie Irene ed Emilia.La Regina creava Giulia cavaliera e alle due fanciulle, che le aveano allietato il breve soggiorno colla musica e col canto, donava una catena d'oro a ciascuna.
La Cronaca Udinese di Emilio Candido (1554-1564) trascritta e annotata da V. Joppi (Udine, 1886) ha curiosi particolari sall'arrivo della regina Bona a Spilimbergo.
« Sua Maestà aveva seco quattrocento bocche fra uomini e donne, aveva otto damigelle di Polonia assai belle e due vecchie d' Italia ; aveva alquanti baroni polacchi benissimo in ordine, con fodere di zibellini ed altre preziose pelli,ed erano in tutto da ottocento cavalli. » Il Mandruzzato (Bagni d'Abano, parte I, pag. 56, Padova, 1789) dije che la Begina dal Friali andò ai bagni di Abano.
*Aggiornamento 22 gennaio 2013.
Da "Vincenzo Joppi, 1824-1900: atti del convegno di studi, Udine, 30 novembre 2000, a cura di Francesca Tamburlini, Romano Vecchiet.
*Aggiornamento 20 ottobre 2010.
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e la visita di Bona Sforza regina di Polonia in viaggio verso Bari nel 1556.
Autore Pompeo Molmenti, opera di pubblico dominio, Ebook-Reader online.
1. Carlo V
Nell'ottobre del 1532, quando il conte Adriano, il padre di Irene, giovane ancora, dedicava il vivido ingegno alle lettere e facea rappresentare le sue traduzioni di Plauto, Carlo V, alla testa del SUO esercito, passava, col beneplacito della veneta Signoria, pel Friuli e s'arrestava a Spilimbergo. L'Imperatore, dopo avere, colla pacificazione di Norimberga, quotati i dissidi religiosi e unita tutta la confederazione germanica per ributtar le minacce di Solimano, scendeva in Italia con quarantamila uomini per rafforzare maggiormente il suo protettorato politico sulla penisola.
Un' ampia e curiosa descrizione del passaggio dell' esercito imperiale e dello storico arrivo di Carlo V a Spilimbergo, si trova in un diario (1499-1540) del conte Roberto di Spilimbergo, fratello di Adriano. Pubbl. a Udine nel 1884 dal dott V. Joppi.
L' imperatore giunse a Spilimbergo il 25 ottobre e alloggiò presso il conte Odoardo. Dai fratelli Adriano e Roberto fu ospitato il duca Antonio di Leyva, il prode guerriero di Pavia, che era tormentato dalla gotta e dovea farsi portare. Carlo V dormì tre notti a Spilimbergo. Gli piacevano i luoghi e forse — chi sa? —con l'animo non turbato ancora dalie melanconie mistiche, non gli saranno neppur spiaciute le fresche, opulente e leggiadre fanciulle, di cui è fertile il suolo del Friuli. Ascoltò alla domenica nella chiesa del paese la messa, sotto un baldacchino di damasco cremisi, e finita la messa creò cavalieri, toccandoli colla spada sulle guance e sulle spalle, Gian Enrico, Muzio e Bartolomeo di Spilimbergo.
Bartolomeo, bambino di sei mesi, avea una lunga veste di raso cremisino, ornata di panno d'oro e un vezzo d'oro al collo del valore di cinquanta ducati. Fu presentato all'Imperatore dallo zio Adriano, che lo teneva sulle braccia, ma durante la cerimonia il bambino si mise a strillare, e per acquetarlo fu chiamata la nutrice, la qual era grande e bella et li dette la tetta. » Uscendo di chiesa, l' Imperatore incontrò nuovamente la balia col poppante, e sorridendo richiese: — È questo il cavaliere che piangea? — Messer sì — rispose la nutrice.
Non è curioso seguire il potente monarca tra questa semplicità di vita e di costumi? Ma anche tra i semplici costumi il titolo di cavaliere era ambito, e Carlo, che non si facea pregare per concederlo, creò cavalieri otto giovanetti dei nobili Spilimbergo, tra i quali, nota il cronista Roberto, « il più piccolo non havea scarpe in pie che portava zoccoli de sua sorella cum le calze bianche e fruste e sporche, che fu gran dir per il Friul che si dicea i cavalieri de li tacconi (toppe). » E conclude con una osservazione, che sembra proprio dei nostri giorni:
E li altri cavalieri rimasino cum poca riputation per esserne in tanta copia. »
Il conte Roberto, dopo aver notato nel suo Diario gli avvenimenti a cui avea assistito, finisce con alcune massime, che mi par curioso di riferire:
" Quando è abondantia, senza pensar altro compra e dico de biave, quando è bon pretio vendi; experto crede mihi Ruberto. ».
2. Bona di Polonia
Come i tempi eran mutati! Un giorno del 1556, il castello di Spilimbergo risonava di festose grida e tutto intorno sventolavano serici gonfaloni, lampeggiavano armi, scintillavano gioielli svolazzavano cappe, tentennavano fiocchi, ondeggiavano piume. Bona Sforza, figlia del duca Gian Galeazzo, dopo la morte del marito Sigismondo I, re di Polonia, non potendo vivere in armonia col figliuolo e andando a fissar dimora nel suo ducato di Bari, passava pel Friuli e si fermava al castello di Spilimbergo, ove fu accolta splendidamente dalla contessa Giulia, vedova del conte Adriano, e dalle due figlie Irene ed Emilia.La Regina creava Giulia cavaliera e alle due fanciulle, che le aveano allietato il breve soggiorno colla musica e col canto, donava una catena d'oro a ciascuna.
La Cronaca Udinese di Emilio Candido (1554-1564) trascritta e annotata da V. Joppi (Udine, 1886) ha curiosi particolari sall'arrivo della regina Bona a Spilimbergo.
« Sua Maestà aveva seco quattrocento bocche fra uomini e donne, aveva otto damigelle di Polonia assai belle e due vecchie d' Italia ; aveva alquanti baroni polacchi benissimo in ordine, con fodere di zibellini ed altre preziose pelli,ed erano in tutto da ottocento cavalli. » Il Mandruzzato (Bagni d'Abano, parte I, pag. 56, Padova, 1789) dije che la Begina dal Friali andò ai bagni di Abano.
*Aggiornamento 22 gennaio 2013.
Da "Vincenzo Joppi, 1824-1900: atti del convegno di studi, Udine, 30 novembre 2000, a cura di Francesca Tamburlini, Romano Vecchiet.
La pubblicazione, che raccoglie gli atti del convegno dedicato a Vincenzo Joppi in occasione del centenario della morte, intende riscoprire i tanti aspetti che ne hanno fatto uno dei protagonisti dell'attività culturale friulana del secondo Ottocento e approfondire, in termini inediti, i rapporti che lo studioso friulano ha intessuto con uno dei maggiori intellettuali del tempo, Gian Pietro Vieusseux, all'epoca della pubblicazione del suo primo importante saggio su l'‘Archivio Storico Italiano'. Ricostruire oggi la storia di questo grande e avveduto raccoglitore delle memorie della piccola patria, che abbandonò la professione di medico per votarsi interamente al mondo dei libri e della pubblica lettura, significa offrire un contributo ad una delle più importanti figure di bibliotecari italiani dell'Ottocento ed aggiungere, quindi, un tassello importante alla storia delle biblioteche e alla storia delle istituzioni in Italia del secolo XIX.
Cronaca de' suoi tempi dal 1499 al 1540 di Roberto de' signori di Spilimbergo, Udine, Tip. Patronato, 1884, 38 p. Auspicatissime nozze Serravallo - de Concina. Alla nobile signora contessa Virginia de Concina oggi sposa al dott. Vittorio Serravallo.Dedicato alla sposa dallo zio Francesco Florio. udine, 3 settembre 1884.
*Aggiornamento 20 ottobre 2010.
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